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Salto in lungo. (Prima puntata)
Venerdì 2 luglio 2010. Ore 21:55. Una vecchia e scassatissima Peugeot station wagon si aggira solitaria, con la spia del carburatore inquietantemente accesa, sui tornanti del Passo Gardena, sotto una tempesta di grandine e vento di portata epocale.
La temperatura Celsius, che al casello “Chiusa – Val Gardena” dell’Autostrada del Brennero toccava alle 21 i 28° centigradi, improvvisamente precipita. Di dieci in dieci. Di cinque in cinque. Fino a toccare gli inquietanti 9°. La strada un colabrodo di pozze e terriccio franoso. Nessun altro mezzo di aclun tipo si avventura per questo valico a quell’ora con quel tempo.
La vetta del Passo Gardena a uno sputo. Le luci del rifugio spente, i profili del massiccio del Sella illuminati di tanto in tanto a giorno da dardi e saette da girone dantesco.
Ma nell’auto non ci sono Dante e Virgilio.
No. Nell’auto ci sono due ceffi da periferia milanese con il dislivello nel sangue e lo chanteclair nelle urine.
I due loschi individui a bordo del mezzo pericolante non paiono minimamente scomporsi. Quasi fossero intabarrati in un guscio o bolla di sapone impastato di sogni, aspettative, cuori in gola. I due sono pericolosi. Molto pericolosi.
Uno è detto “Pitone” e, per via del suo malfamtissimo comune di provenienza, “Pitone del Gratosoglio”. All’attivo numerose scorribande e fermi per velocità smodata e molestie nei confronti di pedivelle.
L’altro è smilzo, il volto spigoloso e gli zigomi pronunciati che ricordano Fausto Coppi, anche detto, per via del suo temerario blog, in cui lascia appunti come su una vecchia Moleskine di hemingwayana memoria versione ciclistica, “Ciclistapericoloso”.
Insomma due brutti ceffi. Non per niente, a quell’ora, sotto quel tempo sturm un drang, gli unici sulla statale del Passo Gardena.
Nel bagagliaio, la refurtiva. Due tori allo stato brado. Due fiere scalpitanti che danno segni d’impazienza a ogni tornante affrontato con insicurezza della blues mobile del pedale. Due belve da gara in carbonio puro. Una Cinelli Estrada con Record 11 v, e un Cervélo S3, munita di caricatore a canne mozze Dura Ace. Entrambe pronte a far fuoco al minimo segno di ondulazione del terreno.
Ma torniamo a noi.
L’auto sfreccia scivolosa sull’asfalto brulicante di borbottii acquitrinosi. Un colabrodo reso ancor più impervio dalla pendenza e dai chicchi di grandine che invadono come uova la carreggiata.
Pitone guida sicuro, incurante, spavaldo. Ciclistapericoloso guarda divertito il bitume maltrattato dalle condizioni atmosferiche. Nulla in confronto alle nerbate che di lì a a poco più di ventiquattro ore i due gli infliggeranno.
la banda della Magliana del pedale sta per fare il suo ingresso nella Val Badia. Le pizzerie e i ristoranti di Colfosco, prima, e Corvara poi, paion chiudere al loro passaggio. Un fuggi fuggi generale.
A un tratto lo stomaco del Pitone brontola. Brusca frenata davanti a un vecchio saloon dall’insegna che parla chiaro: “Open till midnight”.
La blues mobile del pedale spegne i suoi motori incerti, le portiere sbattono, rumore di passi feroci.
Le belve scalpitano chiuse nel bagagliaio.
Le porte del Saloon “Salvan” di Colfosco sbattono. Il vociare sonoro e l’atmosfera gioviale del locale, cessano all’istante.
“Due piatti di wurstel con patatine maionese e ketchup, due pizze, una margherita e una con salsiccia, due birre gelate alla spina, e in fretta!”.
La Caffé Nero Bollente Squadra Corse Milano ha fatto il suo ingresso nella terra della Maratona dles Dolomites. Le mucche sul Campolongo (sempre presenti, come souvenir) sono avvisate.
Continua…