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Who’ll stop the rain?
Non vi scrivo, dite?
E di cosa mai potrei scrivervi, carissimi?
Fuori piove che Dio la manda. E anche la Madonna, probabilmente. Fulmini, tuoni saette, dardi infuocati. E’ maggio e pare novembre inoltraro. Si dovrebbe montare in sella e dare l’assalto ai Passi lombardi, invece si riaprono i rulli polverosi, chiusi in cantina a febbraio. Una tragedia. Da domenica, nella piana padana, diluvia senza sosta. Non v’è modo di metter mano alla pompa per gonfiare copertoncini che scalpitano bramanti il bitume. Nossignori, la pedivella giace ferma. E chissà per quanto ancora.
Il controllo del meteo diviene, in questi casi, un abitudine compulsiva. Quasi un tic nervoso. Ogni aggiornamento, una speranza. Ogni speranza, una delusione. Piove non si sa fin quando. Basterebbe anche un pertugio di un 3 orette niente più per allietarci. E lui, il tempo atmosferico, niente.
Dall’alto delle sue nubi livide e gravide, ha deciso che non vuol saperne di riposare. Ettolitri di acqua piovana, gorgoglii sinistri dai tombini, allagamenti e brontolii brodosi dal fondo stradale. Null’altro egli ci dispensa. E allora, di che mai potrei scrivervi, compagne e compagni di sventura?
Un buon libro, forse, può allietare la gamba delpilata, facendola sognare. Chessò “La corsa” di Krabbé, ad esmpio. Oppure, magari un bel numero (introvabile) di Rouleur. Un numero che parli di pavè, di fango, di muri del nord, di strade malfamate, percorse boccheggianti, con sguardo assente. In trance agonistico, sopraffatti dalla fatica eroica. Chissà, fose così, qusto mesto meteo passa più in fretta. In attesa di tempi migliori.
Ah già, ora che mi ricordo: meno di due mesi alla Maratona. E tu piovi. Maledetto.
(fonte immagine: www.rapha.cc)