Tag
Ulisse e il Giau. Storia di un Record.
Musa, quell’11 velocità di multiforme ingegno dimmi.
Alla fine di un’Odissea di dubbi, incertezze, sensi di colpa, calcoli matematico-finanziari e voglie incontrollabili di giocattolo, eccomi ieri sera, quasi d’incanto, a spinger pedali che roteavano come il burro, su una pedivella da 172,5 nuova di zecca, lungo la circonvallazione interna. Pignoni scintillanti nella notte milanese, come denti affilati di belva feroce. Trasmissione perfetta al millimetro, lungo cavi sagomati. Un solo nome: Campagnolo Record 11 v.
Ebbene sì: lo stato dell’arte della cambiata, da 24 ore, gira come un rolex sulla mia belva in carbonio.
Folleggiato qua e là come un infante sul suo primo triciclo con le rotelle nuove, allegro e spensierato. La sensazione di cavalcare una macchina futurista pervadeva la mia mente, colpo di pedale dopo colpo di pedale. Un perfetto agglomerato meccanico, capace di sprigionare forza e piacere si impadroniva delle mie gambe e del mio spirito. Come Burroughs in “Naked Lunch”, la macchina mi inglobava, via via, a sè, quasi anch’io fossi un comparto meccanico qualunque. Chiamato allo sforzo centripeto del mulinar di pedali perfetto. Lo stato dell’arte dello scalatore polùtropo: novello Ulisse nelle terre di Scilla e Cariddi di un Sella Ronda, così come negli antri polifemici delle pendenze estreme di un Plan de Corones. La Maratona, la mia personale Odiessea. Nello spazio. Quello tra me e l’impresa. Quello tra me e la felicità.
Già, perché tutti facciamo cose per esser felici.
Ora non ho scuse: ho il Record. Cassetta pignoni: 12-29. Pensata, studiata, cercata e, alla fine, dopo infinite peregrinazioni (a proposito: si ringrazia per il sudore versato e la benzina consumata la ditta Pezzetti – Michela, prode spedizione prodigatasi nell’affannosa ricerca di siffatta introvabile cassetta) ai fini omerici della Maratona 2010. Manifestazione alla quale prenderò parte il 4 luglio corrente anno, con l’unico e solo scopo di fare e portare a termine il temutissimo Percorso Lungo. 4100 m. di dislivello per 140 km. Stimate ore e ore di fatica pura, con punte al 15% e una salita dalla portata Goethiana e sturm und drang come il “Giau”: 10 km, pendenza media 10%. Tantalico.
Diciamo che quella di cui sono in possesso da ieri sera è la giusta arma da affilare, da qui al 4 luglio, con cui affrontare gli inferi del dislivello prolungato.
Il regalo di Natale è dunque arrivato con due mesi di ritardo. Dopo taglio degli alimenti in famiglia, indumenti stremati e lisi, ai limiti della praticabilità, uscite serali inesistenti. “Comprati un cappotto nuovo, no?” “No”; “Usciamo a cena?” “No”; “Andiamo al cinema?” “No”.
Questione di Record. Questione omerica.
(fonte immagine: http://www.rapha.cc)