La Montagna Incantata.

 

 

Ciao cara, a quando la prossima?

Ciao cara, a quando la prossima?

“Se il Colle è la moglie del ciclista, la Valcava è l’amante”. Parole sante, subito. 
E’ sempre un piacere svegliarsi e vederla.
Dopo una notte sferzata dal vento, stamattina era così: da Corso Buenos Aires, in direzione viale Padova, i ciclisti milanesi avevano una sorpresa in serbo. Svegliarsi, uscire di casa e vedere con la coda dell’occhio il valico di Valcava, con i suoi ripetitori extraterresti in cima, mette di buon umore. E’ come ricordarsi per un istante della propria doppia identità: quella di comune lavoratore, sotto la quale si cela l’anima selvaggia del ciclista pericoloso.
Il Valico di Valcava, come ebbi modo di dire, è la salita più dura delle prealpi lombarde. Mette in comunicazione la valle dell’Adda con la Valle Imagna. Sono 12 km, con punte al 18%. L’ho fatta una sola volta nella vita e mi è bastato. Mi ha stregato.
Era da quest’autunno che non la vedevo. Stamattina era là. Dietro piazzale Loreto. Mi strizzava l’occhio: dai, quand’è che  passi di qua? 
La Valcava è come una droga forte per chi finora ha provato solo droghe leggere. E’ roba tosta. Non per tutti. Ma se la fai, la Valcava ti sa ricompensare. Di sogni, emozioni, desideri, piacere. E’ una botta di vita. Arrivare sotto quei ripetitori, dopo averli visti per chilometri e chilometri avvicinarsi, è un’emozione non da poco.
Ora, voi potete capire quanto sia bello vederla appena fuori di casa in una normale giornata di lavoro come oggi. E’ un momento di evasione inaspettato. Solo chi è un vero ciclista pericoloso, può capirmi. 
Allora, cara Valcava, sei libera, diciamo, per fine marzo – inizio aprile?

PS: dimenticavo, ieri uscita pericolosa in pausa pranzo, 40 km, pianura, in 1:20′. MdD arrivo.