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Metadone.
Running = Metadone. Essì: per il ciclista pericoloso dipendente conclamato, il running è il metadone. L’unica forma possibile di propulsione di endorfine alternativa alla bdc. Molto artificiale.
Nulla a che vedere con la suddetta. Ma meglio che niente.
E così metti un venerdì di neve, un sabato di pioggia, una domenica idem. Aggiungici che la temperatura massima è 4° sopra lo 0 termico: e hai il ciclista pericoloso costretto al metadone.
Correre sinceramente non mi piace. Lo trovo noioso. Anche l’effetto che ti dà questo stupefacente è molto, molto lento. Arriva dopo un po’. E’ una droga leggera leggera, insomma. Parti piano, prosegui piano, dopo circa un’oretta arriva. Ed è già quasi ora di fermarsi.
Ma è pur sempre piacevole e meglio di niente. L’aria brumosa, il profumo della terra bagnata, gli alberi dei giardini di Porta Venezia (complice la mia infanzia con le automobiline a pedali) fanno il resto. 9 perimetri completi del parco. Mica male per uno che non ama correre.
Bardato come un coglione. Cappellino in testa. Rigorosamente senza iPod. Odio quelli che corrono lobotomizzati con le cuffie. Sembra sia un supplizio da cui distrarsi, non un piacere in cui immergersi.
Nel parco incontro diversi runner pericolosi, tutti attrezzatissimi: cardio, GPS, scarpine e tutine tiratissime. Mi sento un po’ un pesce fuor d’acqua. Mi mancano i miei short Pearl Izumi, la mia tutina Campagnolo, gli occhiali Areo. Mi mancano da matti.
Il metadone non è l’erorina.
Ridatemi il sole e la primavera. ‘Fanculo l’inverno.
– 7 mesi (quasi) alla MdD.
Pericolosissimo.