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Motore a schioppo.
L’automobilista brianzolo ha una caratteristica: si sente in un film. Egli vuole farsi giustizia da sé. Giustizia per quelle strade, che egli sente come sue, e che vive come espropriate ogni santa domenica da pericolosi ciclisti pericolosi. La Brianza è sua e se la gestisce lui. Padroni in casa propria, e poche palle.
L’automobilista brianzolo inzia a suonare al gruppo di ciclisti che – a suo dire – gli invadon’ la carreggiata, circa un chilometro prima. Suona all’impazzata. Poi imbraccia il fucile. Ed è disposto a mandarne qualcuno al creatore. Anzi, non vede l’ora. Mediamente sui sessant’anni, egli vive di certezze: i ciclisti sono pericolosi (e fin qui nulla ci piove). Perché mi mettono nella condizione di poterli investire. Se li investo, vado nei pasticci. Dunque meglio prevenire che curare: investo di proposito.
Imbraccia il fucile e spara. Spara tutte le cartucce che ha. E’ De Niro in taxi driver. Il giustiziere delle ingiustizie immaginarie e psicotiche.
L’automobilista brianzolo medio, però, ha un difetto. Non si avvede dello sciame d’api. Ne vede una sola. Un solo ciclista. Quello che ha davanti. Crede di poterlo schiacciare come nulla fosse, come si fa con un’ape sola. Non sa che lì, a fianco, tra Sirtori e la Bevera, c’è il Colle: l’alveare. E dunque lo sciame.
Ieri – forse amici e parenti è meglio che non leggano – per la prima volta, da quando vado in bdc, ho rischiato la pelle.
Un esemplare di automobilsita brianzolo a bordo di un’auto nemmeno particolarmente imponente, mi ha intimato, con clacson spianato, di farmi da parte, mentre – 50 metri davanti a lui – procedevo a fianco di un amico in leggera difficoltà. Lo stavo “passando” dicendogli di starmi a ruota (100 km per uno poco allenato non sono poco). Ebbene, il nostro eroe mascherato non aveva tempo da perdere. Ha suonato con rabbia: brutto bastardo, togliti dalla mia Brianza, dalle mie terre, dal mio verde padano.
Alzo il braccio, mandadolo niente di più che di meno al diavolo sacrosantamente: hai 50-dico50 metri di strada e di tempo, prima di essermi a fianco, che cazzo suoni?
Lui mi supera e – deliberatamente – mi chiude la via con un’improvvisa sterzata verso destra, con il preciso intento di gettare il sottoscritto fuori strada. E probabilmente anche da un’altra parte. Omicidio volontario.
Bambini a letto, mamma non leggere.
Freno in tempo (meraviglia dell’adrenalia e della prontezza di riflessi).
Non mi scompongo. Tutti hanno visto. Le api giungono come uno sciame.
L’automobilista, sceso dal suo “mezzo” con fare giustizialista, è presto circondato.
Vedendosi umiliato, inizia a sbraitare di cose immaginarie, pronto per un TSO forzato.
Le invettive durano di solito poco. E si trasformano presto in una fuga silente. Ma l’odio, il senso di “rivalsa” si annida in lui più forte di prima. Una rabbia cieca e sorda. Che non sente (e non vuol sentire) ragioni. I cilisti per l’automobilista brianzolo, sono “il” nemico. Non prova nemmeno ha immaginare che possano avere qualche diritto anche loro sulle “sue” strade.
Tornando al vostro, sappiate che non mi sono granché scomposto lì per lì. Sono rimasto calmo. Non so perché: dentro di me avevo un caos calmo. Sapevo lucidamente di aver rischiato di cadere e probabilmente lasciarci qualche osso se non peggio. Sapevo che è stata una questione di centimentri a salvarmi.
Lo spavento è venuto dopo. Mentre Mario mi diceva: “ti ho visto volare”. 30 km più in là. Quasi a casa.
Ho ripensato a quelle 4 parole: ti ho visto volare.
E ci ripenso di continuo.
Sì, ho rischiato. Sì, andare in bdc è, anche per altri versi, pericoloso.
Totale distanza percorsa: 100 km
Dove: Milano – Colle Brianza, e ritorno, as usual.
Salite: Monticello; Sirtori; Giovenzana (da Castello Brianza); Lissolo.
Dislivello uscita: 1.200 m.
Pendenza max: 16%