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Di-pendenza allo stato puro.
Mentre sto partendo alla volta dell’Appennino ligure, ove conto di “farmi” a dovere, chi ha pedivelle per intendere, intenda, vi dò in pasto un calmorosamente pericoloso fuori-programma.
Trattasi di cilista scalatore di portata aliena alla mia. Si chiama Emiliano, l’ho conosciuto sul “Forum dello scalatore”: luogo di follia collettiva, social network per grimpeur .
Le sue pagine e le sue foto sono così belle ed emozionanti che meritano di esser lette. Emiliano, la scorsa estate, ha scalato non so quanti 2.000 metri: la meta più ambita da ogni scalatore. Ecco la sua “Estate tra le Alpi”. Pericolosa come non mai.

Il Gavia, secondo Emiliano.
11 agosto: PASSO DEL GAVIA (2621m) e GHIACCIAIO DEI FORNI (2182m)
Tirano – Mazzo – Mortirolo – Monno – Ponte di Legno – Gavia – Santa Caterina – Ghiacciaio dei Forni – Bormio – Tirano (134 km e 3700m di dislivello).
Uno dei miei più tradizionali e semplici giri alpini (lo ripeto ogni anno), un classico del ciclismo italiano (l’accoppiata Mortirolo–Gavia, insieme al SellaRonda, credo sia una delle uscite alpine più ambite dal “cicloamatore italiano medio”), decido quest’anno di allungarlo aggiungendovi anche la scalata all’Albergo Ghiacciaio dei Forni.
Ho ben poco da scrivere (e aggiungere a quanto già si sa…) sulle due salite principali.
Il Mortirolo fatto la mattina presto come prima salita, con pochissimo traffico e nel fresco del bosco, non sembra neppure una delle salite più dure d’Italia (anche se, a conti fatti, io sono aiutato dai miei rapporti super-agili!).
Il Gavia, anche se di grandi passi alpini oramai ne ho conquistati veramente tanti, rimane per me una delle salite che simboleggiano le Alpi: qualche anno fa fu il mio primo duemilametri e oggigiorno è diventato un appuntamento irrinunciabile. Lungo e “cattivo” al punto giusto, come poche altre salite offre un mix perfetto di durezza e panorami mozzafiato!
16 agosto: MANNLICHEN (2300m)
Innertkirchen – Brienz – Interlaken – Lauterbrunnen – Grindelwald – Mannlichen – Grindelwald – Grosse Scheidegg – Innertkirchen (136 km e 3300m di dislivello)

Mucche e dislivello. Di-pendenza allo stato puro.
La salita simbolo del mio 2008.
Sognata tutto l’inverno e la primavera – dopo che l’anno scorso la scoperta di Grindelwald mi aveva aperto nuovi orizzonti – riesco finalmente a metterla in programma, dopo diversi rinvii, il 16 agosto.
Un giorno che resterà per sempre impresso nei miei ricordi a causa di condizioni meteo praticamente irripetibili.
A Ferragosto difatti (magari qualcuno ricorderà) fitte nevicate avevano invaso tutto l’arco alpino e la situazione in montagna, specie sul versante italiano, sconsigliavano qualsiasi uscita in bici. Meteosvizzera prevedeva però un netto miglioramento, già in nottata, a partire dalla Svizzera Romanda. La mia voglia era tanta e le altre uscite che avevo in programma erano “proibite”: Stelvio e Gavia troppo alti, sulle Dolomiti ancora nevicava, il Nufenen era addirittura chiuso per neve!
C’era solo una possibilità: Mannlichen!
Speranzoso sulle previsioni del web, parto alle 5:10 alla volta di Innertkirchen mentre – consultando il radar – in quella zona sta ancora nevicando!!!
Un azzardo del genere non poteva che essere premiato da una giornata unica ed eccezionale.
Per prima cosa il viaggio in auto indimenticabile: gli ultimi chilometri del Passo Susten sono difatti completamente ricoperti di neve; ci siamo solo io e un paio di spazzaneve. La paura che Mannlichen (addirittura più alto del Susten!) sia impraticabile comincia ad attanagliarmi (più tardi scoprirò di sbagliarmi: la salita e in una conca particolarmente esposta al sole e la temperatura è particolarmente alta).
In ogni caso vado avanti…
Le prime pedalate si svolgono mentre il sole spunta dalle montagne, le nuvole si stanno alzando velocemente lasciando lo spazio ad un cielo limpidissimo, la strada è ancora bagnata e l’aria è frizzante come quando ha appena smesso di piovere: uno spettacolo!
Oggi la prima parte è praticamente pianeggiante: costeggio il Brienzer See (fantastici i contrasti di colore tra le montagne, i prati verdissimi, l’acqua turchese e il cielo blu) fino a Interlaken; da lì comincio la risalita della Valle di Lauterbrunnen. L’inizio è facilissimo, al bivio per Grindelwald non svolto subito, ma tiro dritto e intraprendo una lunga deviazione (un’ora e mezza: sono in anticipo) alla scoperta di questa valle della Svizzera, ricca di ghiacciai e cascate, resa famosa dagli sport invernali (Wengen).
Una deviazione che consiglio a tutti!
Tornato sui miei passi, raggiunta Grindelwald dopo un paio di lunghi strappi, si comincia a far sul serio! Le due salite che mi attendono sono infatti tra le più belle e dure dell’intera stagione.
Così, mentre le nuvole continuano a dissiparsi (anche se in parte mi nasconderanno le vette innevate che mi circondano), comincio emozionato l’ascesa a Mannlichen. Pur non percorrendola dal bivio di Schwendi (solo perché non segnalato: mi rifarò comunque a settembre) è indubbiamente il duemilametri più duro da me mai percorso: in doppia cifra per lunghezza e pendenza media, presenta nella primissima parte strappi ben oltre il 20% che fanno impallidire lo stesso Mortirolo!
Anche dal punto di vista panoramico teme pochi paragoni: la salita è praticamente sempre allo scoperto, risale a mezzacosta il picco roccioso di Mannlichen (spartiacque tra la vallata di Grindelwald e quella di Lauterbrunnen), e – man mano che si sale – svela tutte le vette che la circondano. Siamo dove nasce il ghiacciaio dell’Aletsch, il più bello delle Alpi, al cospetto della parete nord dell’Eiger e del Jungfraujoch: definito il “tetto d’Europa”, è raggiunto da un trenino a cremagliera che – addirittura! – si vede dalla stessa salita (ancor più incredibile: si vede addirittura la sagoma stessa del rifugio, che fino ad oggi avevo potuto ammirare solo nei documentari in TV…).
Difficile, una volta giunti nel piazzale d’arrivo, non osservarsi intorno girandosi di 360° con le lacrime agli occhi!
Ma non è finita, mi attende ancora l’ultima stupenda fatica di giornata: il Grosse Scheidegg dal versante per me inedito, quello occidentale.
Me ne ero già reso conto l’anno scorso, quando l’avevo percorso in discesa, ma anche questo versante – probabilmente ritenuto il meno “nobile” – di uno dei pochissimi valichi alpini vietati al traffico motorizzato (viva la Svizzera: altro che vietare la Scanuppia alle bici!) è di una bellezza da lasciare senza fiato!
Dalla frazione di Grindelwald dove termina la precedente discesa, sono praticamente 10km al 10% di pendenza media. Solo un breve tratto in cui rifiatare all’inizio, in prossimità del bivio per Grindel Alp (salita semplicemente mostruosa), e poi la strada comincia ad inerpicarsi stretta e tortuosa sfiorando in più punti l’impressionante parete rocciosa del Wetterhorn.
Parete rocciosa che incombe per quasi 2000m sopra le nostre teste incutendo un certo timore: tra tutte le salite da me fatte, questa è senz’altro la più “vicina” ad una montagna (la vetta del monte dista infatti poco più di 1,5km in linea d’aria dall’asfalto – tanto per capirci lo Stelvio dista 4,5km dall’Ortles…).
Il panorama è idilliaco: turisti, ciclisti, mucche, baite, ogni tanto un pullman che sale o scende (difficilmente ne incontrerete più di 2 o 3). Impossibile non girarsi continuamente a destra, sinistra o alle proprie spalle per imprimersi per sempre nei ricordi tutto questo!
Raggiunta la cima sono veramente in pace col Mondo intero.
Ragazzi, oggi le ho viste tutte: neve, spazzaneve, nuvole e sole; montagne, laghi, ghiacciai e verdi colline; mucche, maialini, cavalli e papere.
Oggi è uno dei più bei giorni, in bici, della mia vita!
18 agosto: LES SUCHES (2230m)
Morgex – Colle San Carlo – La Thuile – Les Suches – Pre St.Didier – Arvier – Introd – Valsavarenche – Pont – Introd – Morgex (138 km e 3500m di dislivello)

18 agosto. Cielo pericoloso sulle Alpi.
Duemilametri inedito e quasi sconosciuto, quest’oggi. La salita valdostana di Les Suches rappresenta infatti una deviazione praticamente priva di traffico e molto panoramica del Passo del Piccolo San Bernardo, che conduce alla frazione più “in quota” di La Thuile (Les Suches, appunto) praticamente ai piedi del Ghiacciaio del Rutor.
Nella mia “raccolta” di duemilametri, l’ho considerata una salita a sé stante, rispetto al Piccolo San Bernardo, sia perché intraprendendola dopo l’ascesa al Colle San Carlo il tratto in comune è veramente breve (5 km circa), sia perché nel finale le due strade si dividono nettamente del punto di vista geografico.
Come ho appena scritto, la giornata (che alla fine si rivelerà una sorta di “otto”, dato che transiterò da Morgex tre volte, facendovi la consueta “pausa pranzo”) comincia con la salita del Colle San Carlo. Anche se oramai ho una discreta esperienza, questa salita – seppur da non considerare difficilissima perché “continua” e senza strappi “cattivi” – è una delle poche da me fatte in doppia cifra sia per quanto riguarda la lunghezza che per quanto riguarda la pendenza (e, di conseguenza, supera i 1000m di dislivello!).
Mi raccomando, non fatemelo ripetere: assolutamente irrinunciabile giunti in cima la deviazione finale al Belvedere d’Arpy, che si trova dopo una deviazione sterrata tranquillamente percorribile in BdC a quota 2005m slm (ma non l’ho inserito nelle mie conquiste…) su un balcone panoramico vertiginoso con una vista sul Massiccio del Monte Bianco indimenticabile!
Dopo la picchiata verso La Thuile (segnalo una stupenda foto di giacomo81 relativa alla discesa e inserita nel nostro calendario 2009!), inizio la salita verso il Piccolo San Bernardo che – dopo alcuni chilometri – presenta ben evidente sulla propria sinistra la deviazione alla frazioncina di Les Suches (vero obiettivo di giornata). Non appena imboccata la stretta deviazione, dal caratteristico asfalto ruvido, il traffico scompare e la pendenza si attesta sulle due cifre. Tutto intorno è silenzio: solo il fruscio della nostra bicicletta ci accompagna, mentre le sagome dei “quattromila” che caratterizzano questa parte delle Alpi (e non solo: in lontananza anche il Gran Combin!) si stagliano sempre più maestosi all’orizzonte.
Alla fine, superata l’ultima baita, ci si chiede perché l’asfalto non continui ancora… peccato!…
Dopo una meritata sosta, proseguo la mia gita tuffandomi in discesa per ritornare velocemente a Morgex (in questo caso percorro senza deviazioni la Statale del Piccolo San Bernardo).
Sono praticamente a metà giornata; ho percorso poco più di 60km e altrettanti ne percorrerò: mi aspetta lo spostamento a fondovalle verso Introd e, da lì, l’ascesa alla Valsavarenche.
La salita di per sé non ha nulla di eccezionale (certo: avessero portato a termine il progetto del “valico” del Nivolet ci sarebbe da scrivere ben altro) e non è neppure un duemilametri, ma i lettori più assidui del forum ricorderanno che sono legato a questa valle perché vi ho trascorso diverse estati in gioventù (e tuttora vi abita mia cugina). Quindi, quando capito di lì, una “scampagnata” a Pont cerco di farla sempre!
E anche quest’anno, non potevo rinunciare a “salutare” nuovamente Grivola, Gran Paradiso e il ghiacciaio del Gran Etret… Con un pizzico di nostalgia, osservo le cime innevate, giro la bici e mi dirigo per l’ultima volta verso Morgex…
All’anno prossimo!
24 agosto: PASSO STELVIO (2758m)
Bormio – Stelvio – Umbrail – Santa Maria – Glorenza – Trafoi – Stelvio – Bormio (113 km e 3600m di dislivello)

Lo Stelvio. Sua Maestà in tutto il suo splendore tornantesco.
Ecco il giorno di Sua Maestà!
Anche quest’anno lo Stelvio, a mio parere la “salita più Salita” delle Alpi, non può mancare alla mia collezione.
L’uscita di oggi ha bisogno di ben poche descrizioni: partenza da Bormio alla volta del passo più alto d’Italia, discesa lungo lo sterrato dell’Umbrail e risalita dal versante “mitico” dello Stelvio in modo da completare un anello semplice e indimenticabile.
Posso aggiungere di mio, rispetto a quanto è già scritto sul web, poche cose:
– se la vostra intenzione è il Bi-Stelvio, consiglio vivamente la discesa dall’Umbrail (oltre a trovare scarso traffico, attraverserete pittoreschi paesini di montagna e “scoprirete” il vero Stelvio lentamente con l’incedere della salita);
– giunti sul passo, consiglio anche la deviazione in direzione dell’albergo Tibet (facilmente riconoscibile) da dove potrete ammirare, lontani dalla calca dei turisti, il ghiacciaio dell’Ortles e la serpentina dei tornanti da una prospettiva diversa e unica.
Per il resto nient’altro, se non quello di controllare bene le previsioni meteo (e le webcam, se potete): perché affrontare lo Stelvio con una giornata eccezionale come quella da me incontrata oggi (è la prima volta in cinque anni che non vedo neanche una nuvola!) lascia veramente a bocca aperta.
28 agosto: PASSO SAN GOTTARDO (2108m), FURKA PASS (2431m), OBERAAR SEE (2389m) e NUFENEN PASS (2478m)
Airolo – Tremula – San Gottardo – Scimfuss – Lago Sella – San Gottardo – Hospental – Furka – Gletsch – Grimsel – Oberaar See – Gletsch – Ulrichen – Nufenen – Airolo (134 km e 4150m di dislivello)

No comment. Solo brividi alpini.
Il più classico dei giri sui passi svizzeri: partenza da Airolo e, in sequenza, Tremula–Furka–Nufenen.
Uno dei giri più classici e, contemporaneamente, uno dei più semplici e remunerativi per un cicloamatore! Dall’ultima volta che ho percorso queste strade ne ho fatte di uscite e ne ho scalati di duemilametri, eppure un percorso che alterni – in meno di 100km! – tre salite eccezionali come queste e sei versanti così diversi tra di loro non riesco a ricordarmela. Pensavo proprio a questo mentre salivo verso il Furka e osservavo estasiato la vallata di Realp.
Quest’anno decido di affrontarla a fine stagione: ho così la possibilità, visto l’ottimo stato di forma raggiunto, di allungare il percorso con due belle deviazioni che ho “studiato” già da diverso tempo (lo sconosciuto Passo Scimfuss e l’incantevole Oberaar See!).
Si comincia quindi di buon’ora partendo subito in salita da Airolo, poche centinaia di metri prima dell’ingresso nel tunnel autostradale. Dopo i primi tornanti, molto panoramici ma comunque da “salita normale”, ci si addentra piano piano nella “via Tremula”: superata l’ultima sbarra e cominciato “ufficialmente” ed inesorabilmente il tratto in pavé (già nella prima metà ci sono svariati tratti in acciottolato), la salita diventa unica ed indimenticabile!
Il valle è strettissima, il silenzio è assoluto, il traffico assente; la fatica viene amplificata dal fondo sconnesso, il manubrio vibra in continuazione. Quando intravedo in lontananza la Statale e capisco che manca poco alla fine, cerco sempre di recuperare le ultime forze per “aggredire il pavé”, ma il San Gottardo è “imbattibile”… Non riesco mai ad affrontarlo “a tutta”: un po’ perché è sempre la prima fatica di giornata, ma soprattutto perché – pur partendo con tutti i buoni propositi – pedalare per tanti chilometri su un fondo sconnesso “ti taglia” letteralmente le gambe!
L’arrivo in cima è quindi “gonfio” di soddisfazione ogni volta.
Quest’anno, inoltre, ho deciso di prolungare la mia gita al San Gottardo provando a raggiungere il Passo Scimfuss e il Lago della Sella. Entrambe le deviazioni, che presentano brevi strappi, sono consigliatissime – in particolare quella allo Scimfuss: spettacolare balcone panoramico su tutta l’Alta Valle del Ticino senza paragoni!
La discesa verso Hospental si addentra velocissima in un vallone freddo e arido. In un attimo siamo nella vallata dalla quale si dipartono i Passi Furka ed Oberalp; valichi che, nella loro prima parte, si “guardano da lontano”: uno infatti porta nel Canton Grigioni mentre l’altro, in direzione diametralmente opposta, conduce nel Vallese.
E’ stupendo osservare, nei primi chilometri del Furka, proprio queste serpentine di tornanti, mentre ci s’innalza sul fondovalle e si domina uno dei panorami più pittoreschi della Svizzera (senza dimenticare il trenino a vapore che “sbuffa” sotto di noi e ci accompagnerà per buona parte della scalata!). Il paesaggio cambia radicalmente verso quota 2000m, quando l’ennesimo tornante ci immette nel vallone finale dal quale comincia ad intravedersi il valico: da quel momento la strada risale a mezzacosta la montagna, mentre le imponenti montagne che danno origine al Rodano si stagliano innanzi a noi. Le pendenze diminuiscono e in un attimo siamo al valico.
Il valico vero e proprio è un po’ anonimo, ma il bello deve venire: dopo poche pedalate si comincia infatti la discesa lungo la conca glaciale scavata in migliaia di anni dal Rodano ed il suo ghiacciaio. E anche in questo caso, lasciatemelo scrivere, si rimane a bocca aperta!

Idem.
Ma non è finita!
Quest’anno ho deciso infatti di risalire la conca anche dall’altra parte, arrivando quindi in cima al Grimsel dal versante per me inedito (questo versante lo considero una delle più belle discese in assoluto di tutte le Alpi!). Chiaramente, in cima al passo, la prosecuzione lungo la stretta stradina che conduce all’Oberaar See è semplicemente d’obbligo.
La strada s’inoltra isolata e silenziosa costeggiando laghi e ghiacciai e termina in prossimità della diga omonima. Finora non ero mai riuscito, per motivi di tempo, a percorrerla fino in fondo… Direi che la foto rende bene l’idea di quanto mi ero perso in tutti questi anni!!!
Semplicemente esaltante!
30 agosto: GRAT SCHAREM (2000m) e SUSTEN PASS (2224m)
Susten – Innertkirchen – Grosse Scheidegg – Grat Scharem – Grindel Alp – Grindelwald – Interlaken – Inseltwald – Meiringen – Susten (141 km e 3550m di dislivello)

30 agosto. Niente turisti sulle Alpi svizzere.
Grindelwald e Sustenpass, un’accoppiata svizzera che – anche da sola – varrebbe un’intera estate ciclistica!
Ritengo infatti questa parte delle Alpi la mia preferita, e che il mio cuore sia inesorabilmente attratto dal Susten non è un segreto: quindi anche quest’anno ripropongo il giro ideato l’anno scorso (su indicazioni di christian) al quale avevo a suo tempo dedicato una lunga recensione: link.
O meglio: una piccola modifica c’è… Cioè la deviazione, una volta giunti in cima al Grosse Scheidegg, a Grat Scharem: una sorta di “valico-non-valico” (con tanto di mini-cartello segnaletico) che congiunge in quota, sull’altopiano che divide Grindelwald dal Brienzer See, il Grosse Scheidegg appunto con Grindel Alp (che ha il merito di essere la più impegnativa salita asfaltata che io abbia mai visto dopo l’Alpe Fuori – e che non rientra nella classifica del Sito semplicemente perché ancora non adeguatamente recensita… ma prima o poi manderò i dati del “mostro” a Livio…). Scelto per aumentare ulteriormente la lista di duemilametri stagionale, si rivelerà di una spettacolarità senza confronti!
Mi rendo conto che i nomi appena scritti possono apparire impronunciabili e sono decisamente poco familiari, ma vi posso assicurare: anche se privi della Storia Ciclistica di altre salite più famose, pedalare lungo i loro tornanti vi regalerà emozioni uniche e panorami inenarrabili.

Sustenpass e ghiacciao di Steingletscher. Alpi o Patagonia?
Si tratta di un’uscita atipica, perché si parte in quota e s’intraprende subito una lunghissima discesa (che poi nel pomeriggio dovrò chiaramente affrontare in salita): per fortuna oggi è una splendida giornata di fine estate e in cima al passo – prima ancora che il sole spunti dalle montagne (che colori!) – ci sono ben 10°C e quindi non si soffre il freddo!
Il valico del Grosse Scheidegg – ricordo – è parzialmente vietato alle auto e riempie veramente il cuore d’orgoglio percorrere in bici i suoi chilometri.
La successiva deviazione a Grat Scharem è asfaltata fino al valico (e questo non lo si sapeva), posto esattamente a quota 2000m, dopodiché alterna tratti sterrati (pianeggianti) ad altri asfaltati (quelli in pendenza) quasi fino a Grindelwald First. Peccato che non si possa raggiungere in BdC la stazione di First e lago di Bachalp: ho visto fotografie di questi luoghi da lasciare senza fiato!
La discesa a Grindelwald è pazzesca (ricordo il link della temeraria impresa di Aides: link): asfalto perfetto, panorami di prim’ordine, pendenze costantemente a due cifre e diversi strappi al 30% (trentapercento!). Una salita da mountain-bike e/o fuoristrada “trasformata”, grazie al fondo perfetto, in un’irrinunciabile tentazione per tutti i veri Salitomani!
Proseguo, dopo l’arrivo a Interlaken e prima della scalata al Susten, costeggiando il Brienzer See dal lato sud (quello malamente sterrato per 3km): troppo bella questa sponda del lago per rinunciarvi!
L’arrivo in cima Susten (la foto si riferisce però alla mattina…) è trionfale: questo versante della salita, oltre che mettermi sempre in difficoltà è sempre bello…
(Testi e foto per gentile concessione di Emiliano De Angeli)