C’era una volta un piccolo Naviglio.

 

si chiama Grande. Ma è piccolo. Giuro.

Il Naviglio: si chiama Grande. Ma è piccolo. Giuro.

L’ho fatta, questa strada, tante di quelle volte, che sabato mi sembrava così familiare, così conosciuta in ogni suo angolo, da essere piccola. Piccolissima. Un piccolo mondo, quasi onirico. Di quelli che vedi nei sogni e di cui sai sempre dove trovare i confini. Una sorta di Truman Show per ciclisti. Un mondo protetto, ristretto, a “parte”. E’ il Naviglio Grande, nel tratto che da Abbiategrasso conduce verso Boffalora e Turbigo. Voci incontrollate dicono che se prosegui, puoi arrivare fino al Lago Maggiore.
E’ bella questa strada, quasi interamente ciclabile, sempre pianeggiante, sempre a fianco del Naviglio. Ci sono chiuse, persino anse, dopo Boffalora, talvolta addirittura una chiatta o un barcone. Silenzio, pescatori, qualche buffo cane  a spasso per i fatti suoi, incurante del padrone.
E’ un piccolo Naviglio. Dimenticato da molti. Anche dal sottoscritto. Dopo la Brianza, la vita di un ciclsita non è più la stessa. Pensi solo al Colle, e il resto non conta più.
Ed è qui che sbagli: ho fatto per tutto un autunno e un inverno la ciclabile del Naviglio Grande in questa direzione. Avanti e indietro. Ogni sabato che il buon Dio mandasse in terra. Un rituale compulsivo come tutti quelli di cui è costellata la vita del ciclista pericoloso. Tanto che alla fine me n’ero quasi dimenticato di quanto era bella.
Sabato, complice la giornata tersa spazzata dal vento, ci sono tornato in solitaria come ai vecchi tempi. A dir la verità ci avevo pedalato anche due settimane fa. Ma non era la stessa cosa: giornata bigia, pioggerella, fango, bruma. Sabato è invece una giornata eccezionale. Di quelle che fanno il cielo di Lombardia così bello quando è bello. Cioè praticamente mai.
Fa freddo. Ci sarà un vento boia. Ma esco lo stesso. So che ne varrà la pena.
97 km di pianura, senza un saliscendi che sia uno. Tutti a ritmo alternato: tratti a tutta, tratti in agilità. Il corso del Naviglio tortuoso, mosso dal vento che si alza via via.
Già, il vento. Al ritorno, da Abbiategrasso a Milano: 20 km e passa nella tormenta. Rigorosamente contro vento. Eccheccazzo: sono o non sono pericoloso?
Sono pericolosissimo. Tanto che in mezzo alle raffiche non supero, spingendo al massimo il 50×16, i 23 all’ora. E’ il caso di alleggerire.
Incontro un altro ciclista pericoloso – siamo gli unici due a sfidare il tornado – e decidiamo di darci dei cambi regolari (un paio di minuti a testa) fino a Milano. Quando va bene, teniamo i 32-34/h. Quando va male, i 23-24. Lui dice: “Si imapra a diventare forti”. Io mi convinco di essere Hulk.
Alle 11:30 sono in Darsena, bello temprato e vivo. Mangio una barretta e mi infilo verso casa.
Gli amici mi scrivono sms premurosi: “Sarai mica uscito con sto vento?”.
La mia dose di pericolosità e la bellezza del piccolo, grande Naviglio Grande rispondono per me.

Totale distanza percorsa: 97 km (pianura)
Dove: ciclabile Naviglio Grande, da Milano a Boffalora, con alcuni tratti ripetuti, e ritorno.